Come la tecnologia diventa spettacolo.
La Tecnologia diventa spettacolo quando nello spettacolo la tecnologia diventa parte della vita quotidiana, oppure “umana”
Nel nostro immaginario la tecnologia è un qualcosa di realizzato in super mega laboratori da grandi scienziati.
La tecnologia, l’innovazione, i robot, le macchine i computer, l’intelligenza artificiale!
Sembrano strumenti lontani dall’uomo, utili all’industria per abbattere i costi di produzione, mentre non è proprio così.
La tecnologia, i robot, le intelligenze artificiali ed ogni altra cosa ipermegagalattica ed immaginaria, nascono, o meglio dovrebbero nascere con l’intento di servire l’uomo per migliorarne la vita, ridurre i rischi, gli sforzi e salvaguardare la natura e la società.
Ci si è concentrati sin ora su molti aspetti, dall’industria alla medicina, all’automotive ed il gaming, ma si è un pò trascurato l’impatto nella vita sociale, se non Alexa, Siry o altro.
La tecnologia può trasformarsi in uno spettacolo?
Assolutamente si!
L’uomo ama ridere, divertirsi ed aggregarsi, almeno alcuni, i piemontesi meno, i liguri, se è gratuito tutti, altrimenti nessuno, i Pisani solo se non ci sono i Livornesi ed altre follie simili.
Lo spettacolo da sempre utilizza e riproduce ciò che vede introno a se e ne ridà al pubblico una sua visione, realistica, satirica, comica, grottesca, drammatica, insomma dipende da chi scrive il copione.
Una cosa è certa, la tecnologia deve entrare a far parte delle nostre vite in senso positivo, e lo spettacolo deve portarla sul palco e raccontarla bene.
Come la tecnologia può diventare spettacolarmente empatica?
Probabilmente ci sono mille e mille modi.
Basta guardare gli studi sugli umanoidi e le loro mille possibilità di impiego. Un domani umanoidi identici agli uomini, saranno in grado di simulare al 100% le emozioni umane. Facendocele percepire anche al tatto oltre che all’occhio.
Se alla tecnologia dessimo un aspetto più familiare, se potessimo vederla nel nostro quotidiano,sapremmo viverla ed apprezzarla meglio.
Un esempio di tecnologia spettacolarmente empatica.
Un esempio zimbaticissimo sono gli Zimbatronici, ovvero i pupazzi animatronici di Zimba.
Spelndidi pupazzi, che hanno una carica empatica affettiva elevatissima, animati da una robotica e da intelligenze artificiali.
Questi 3 elementi creano un AnimaRobot ovvero un pupazzo empatico comunicativo che permette al suo interlocutore, di relazionarsi con un avatar umano a cui affezionarsi e per cui provare affetto ed emozioni.
Io adoro utilizzare robot empatici con una cover di pupazzi, animati da un intelligenza artificiale autocreata. un Intelligenza se cosi vogliamo chiamarla, io la definirei più una Fantaintelligenza.
Si perchè è molto fantasiosa, è autoironica, comica, divertente, commovente e trasmette messaggi positivi.
Insomma con i miei spettacoli tecnologici, porto in scena robot pupazzi parlanti in grado di interagire con me e con il pubblico, in modo naturale e fantasioso, per permettere alle persone di immaginarsi in un mondo dove le intelligenze artificiali parlanti abbiano una forma, un corpo e una propria modalità di espressione.
Praticamente nei miei spettacoli siamo molto lontani dai laboratori più fantasiosi e folli e tecnologici che immaginiamo. Almeno sin quando non realizzerò uno show su un laboratorio tecnologico.
La tecnologia diventa spettacolo e da vita a Risate 2.0:
Voglio farti ridere, perché se ridi ti senti leggero, se sei leggero voli e se voli vinci ogni sfida.
Questo slogan, la mia vision personale, mi guida ogni giorno per ricordarmi che un giorno senza ridere è un giorno perso, e che il potere di un sorriso è immenso perchè in un attimo ci carica di forza e leggerezza che ci aiutano ad affrontare ogni sfida che la vita ci riserva.
La tecnologia non solo all’ingresso di un teatro o di un evento, ma sul palco in grado di muoversi, parlare, e reagire liberamente, per rendere tutto magico, leggero e divertente.
Gira tra le pagine del sito e scopri il mio mondo. Per portare la zimbatia ai tuoi eventi, prendi il tuo smartphone, o di alla tua Ai: “Chiama Stefano Vagnoni”.
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